Nel 2003 nasce Centroinverso, sezione dell'associazione Spartacus, che si occupa nello specifico di arte e della sua divulgazione sul territorio. Coinvolge un gruppo di artisti intorno all’idea di promuovere e costruire momenti di incontro legati all’arte, convinti che lo studio e l’organizzazione di proposte culturali necessitano di disponibilità, risorse, energie e uno sguardo attento sul mondo, il più possibile limpido, dinamico e scevro da ogni condizionamento. L’attività del gruppo, che opera fuori dalle logiche di mercato, mette in atto momenti laboratoriali e di ricerca anche in contesti difficili e apparentemente impermeabili ad ogni sollecitazione. Con un’azione costante si occupa di proposte che possano innescare processi virtuosi con l’intenzione di creare flussi di idee mirati alla ricerca di sinergia e contatto tra l’opera, l’artista e il fruitore.
Direttore artistico Sandra Di Coste

Marilena Sutera 10 giugno 2005 Diomira

Ha il nome di una delle città invisibili di Italo Calvino il luogo della memoria che l’artista Marilena Sutera ci mostra: un luogo che si rivela in proiezioni di luce che inondano lo spazio della piccola torre lasciando apparire, a tratti, sfingi alate e impassibili osservatori incisi sulle pareti di una teca esplosa. In questo luogo, città, contenitore, la Sutera ci invita ad entrare: il passato è traccia indelebile che rimane a segnare la pelle... e, come sul corpo troviamo ogni momento vissuto, così le immagini indugiano sul visitatore invitandolo a identificarsi in una dimensione collettiva. La nostra intimità è alla mercé di mezzi sempre più sofisticati di intrusione, l’artista espone suggestive immagini di visioni che nessuna macchina è (ancora) in grado di predare. Sutera, fra paure e desideri, arriva lieve a descrivere ciò che è, è stato, e tanto sono decisi quei graffi nella luce tanto è ariosa, invece, la realtà nel colore delle opere, a dimostrare che non è desiderio di riscatto che la spinge quanto piuttosto necessità di conoscenza. Disegnata da impalpabili segni e dall’intervento sonoro di Roberto Fonti, la torre protegge e contiene, rassicurante nella sua ostinazione, aiuta a raccontare di incoronazioni, musici e guerrieri, di nere signore e lupi. La memoria del passato è lì, nuovamente è il presente, sulle pareti e sulla pelle.
Sandra Di Coste




Alex bLue Barchiesi
Dai lavori di Alessandro bLuE Barchiesi emerge sempre il suo contrasto interiore, la sua scissione tra il mondo razionale in cui si e' formato durante gli anni trascorsi ai dipartimenti di fisica di Roma e Chicago e quel forte richiamo all' irrazionalità tutta interiore della creazione artistica.
Una scissione che mai si risolve, tuttora presente nei suoi lavori video-pittorici, in quei fiori, macchie in bianco e nero ( richiamo alla dualità dell'artista) su cui volano i suoi sogni (o incubi) del passato, molteplici mosche variopinte, non farfalle, non libellule...ma semplici e fastidiose mosche a cui Alessandro dà un aspetto inconsueto. Gli insetti di Alessandro rappresentano molto probabilmente una presenza costante nella sua vita, fastidiosa a volte ma sempre affascinante, che è l'arte, che troppo spesso ha dovuto nascondere e che ora, forse, può far finalmente volare liberamente. Ma in una dimensione diversa dal tangibile, diversa dalla tela su cui dipinge, una realtà più eterea, più facile da negare e nello stesso tempo più rumorosa, più presente, più bella.
Diventa oggi ancor meno tangibile e inafferrabile il suo gioco con le sue mosche.
In San Lorenzo, uno dei primi lavori interattivi di bLuE, si vede un cielo oscuro con spruzzi di nuvole bianche da cui, con un semplice movimento di una mano, lo spettatore può far apparire una scia di stelle (o mosche?) che si liberano da una dimensione più profonda, forse più bLuE! Ma se poi non vengono più chiamate, scompaiono nello stesso modo in cui sono apparse. Con San Lorenzo Alex vuol far giocare il suo pubblico, vuole che le sue mosche diventino compagne di gioco di chi le chiama, di chi impara a conoscere questi piccoli insetti bLuE!
Juditta Marinaro

Roberto Fonti
23 gennaio 2004 Attimi

L’artista spalanca sezioni su voragini segrete, crea monitors occasionali rendendo visibili paesaggi altrimenti inaccessibili, ci accompagna con mai algido rigore stilistico tra antitesi quotidianamente riscontrabili:
il pieno e il vuoto si rincorrono diventando il vuoto e il pieno
il bianco e il nero si esaltano nel più assoluto non colore
il dentro e il fuori si avvicendano in altalenanti giochi di ombre e di luci,
nel tentativo di compattare in armonica manifestazione il sapere e il sentire. “Ordina il disordine” cercando tessuto connettivo tra la realizzazione estetica e l’indagine introspettiva, percorso di identificazione, assemblaggio critico tra memoria genetica e memoria culturale – tra programmazione sociale e vissuto familiare.Nel lavoro di Fonti, lo schemavolumetrico abbraccia la formacellulare avvolgendola in spazio volutamente ristretto e cupo: paura, desiderio negato o non necessità di aria…laddove l’ossigeno vivifica o fa da detonatore ad elementi incubati. “Attimi”…note su pentagramma astrali…sillabe di parole si asimoviana memoria…intimi echi di intimi incastri dove tutto “E’” Celluleperfetteportatricidiluce in forme perfette dentro scatole perfette e buie in sospensioni astrali contraddittoriamente definite, pressate, compresse. Fucina di sperimentazioni, laboratorio ove miscellanee di pensieri, producono “effetti speciali e imprevedibili incanti”:leggerezze in nuclei vitali e pieni, bloccati in spazi siderali…La contestualizzazione delle opere di Fonti nella Torre Marancia, UNIVERSOVERTICALE, non può che esaltare il “sentirci galleggianti in liquidi amniotici, umani contenitori di contenitori – vuoti di vuoti – dentro di dentro – fuori di fuori – pieni di pieni”. Non può, insomma, non renderci protagonisti nell’istantanea percezione di un tempo frammentato ove l’infinito e mai retorico presente illude di vita.
Dana Giallanella.


Sandra Di Coste 17 ottobre 2003

Per la porta stretta


"Di recente salvata dal degrado e restituita ai cittadini insieme al parco che la circonda, la torre…è diventata per dieci giorni la sede di un evento artistico e culturale. L’iniziativa è nata da un’idea di Sandra Di Coste, artista e insegnante dell’Accademia, sempre molto attiva sulla scena culturale del nostro municipio. “il mio sogno” ci ha detto ”è quello di riuscire a realizzare in questo spazio un luogo di incontro, di sperimentazione e di contaminazione per le tante esperienze artistiche e culturali che sono attive nel municipio e nella città” ….Insomma una mostra che offre tanti stimoli e che indica la via per la nuova vita della Tormarancia. "
Fabrizio Fagiani